Insomma è notte e ho la pancia a pezzi per una pizza surgelata della Lidl, comprata dopo: una fila per entrare a distanza di un metro, correttamente rispettata, da vecchie che sanno benissimo di essere a rischio contagio di tipoqualsiasicosa; una distanza all’interno di un metro, correttamente rispettata, da gente che si tiene la mascherina sotto il naso e tossisce sui pomodori; una distanza alla cassa di un metro, correttamente rispettata, da elettori di Salvini che hanno ancora 17 euro in spicci direttamente nelle tasche. Che io ancora mi chiedo come facciate, senza sembrare 2Pac all’apice della carriera prima di digievolvere in un groviera. Però ok, ho metabolizzato tutto. Ho a che fare con degli stronzi così spesso che figuriamoci, la quarantena per me è stata un 25 Aprile lungo 3 mesi. Forse ho la pancia a pezzi anche per le 5 birre thailandesi che mi sono scolato dopo la birra surgelata per metabolizzare meglio. La gente intendo, non la pizza.
Fatto sta che saranno le 5 e io ancora mi giro e mi rigiro nel letto, sembro un vecchio LP malconcio in uno di quei jukebox malconci che si vedono nei film americani, quelli che si inceppano e poi ripartono dopo un pugno a caso, e penso che magari davvero mi ci vuole davvero un bel pugno per riassestarmi e dormire serenamente. Così sto per chiamare la sede locale di Casapound e dire che però anche Che Guevara aveva fatto cose buone, in modo tale che mi mandano 5 adepti a casa e risolvo il problema dell’insonnia, quando apro gli occhi e intravedo nel buio, dall’altra parte della stanza, una figura totalmente ammantata di nero.
Gli chiedo chi sia. Uno spirito, mi risponde. No grazie, per stasera ho già dato, ribatto. Lui si toglie il cappuccio rivelando un volto dai lineamenti gentili, i capelli composti alla Clark Kent e lo stesso fisico statuario. Non posso avere dubbi su chi sia.
-Giuseppe Conte! Cosa ci fai qui, non dovresti essere a fare nomi e cognomi come i pentiti di mafia?
-Stupido, ho assunto questa forma solo per l’occasione. Sai che giorno è oggi?
-Certo, è il 12 Aprile.
-Esatto. E’ Pasqua. E, a parte farti notare che hai trovato- per discutibili necessità narrative- un supermercato aperto a Pasqua, domani è Pasquetta. Ed io sono lo spirito della Pasquetta passata, e sono qui per farti riflettere su quanto la tua vita sia cambiata.
-Eh, qualcosa me lo diceva quel giorno che non dovevo passare a Tim.
Così schiocca le dita e ci ritroviamo in un campo di girasoli, nell’aria calda del sud e nessuna nuvola all’orizzonte. Le uniche due sagome che si distinguono sono quelle di due ragazzi, vestiti con delle canotte e che parlano sedute tenendosi per mano, con dei cmq e dei xk che rendono la conversazione indecifrabile.
-A cosa pensi?- mi chiede il fantasma della Pasquetta passata.
-Eh che ci vestivamo proprio di merda, per non parlare di quella piaga degli SMS che ha mietuto vittime tra i compiti di grammatica. E poi perché quest’anno fa più freddo?
-Sciocco- tuona il fantasma- intendo a cosa ti fa pensare emotivamente rivederti lì.
-Ah. Eh, si viveva meglio. Ero felice, potevo uscire, criticavo uno stato così per partito perso eppure avevo tutte le libertà di questo mondo. Ero giovane. In questo momento l’amore della mia vita mi stava dicendo che non ci saremmo visti per un’estate perché si sarebbe dovuta fare un villaggio vacanze, e io la rassicuravo che questo non avrebbe cambiato nulla tra di noi.
-Ed è stato così?
-Eh no, effettivamente si è FATTA tutto un villaggio vacanze, poi mi ha mollato.
-Ah..ehm… beh scusa ma ho lasciato la tartarre nel forno, ti lascio al mio collega.
Svanisce in una nuvola nera, e nello stesso punto ricompare la stessa figura di Giuseppe Conte. Immagino perché lui non cambi mai fisicamente da quando aveva 2 anni. Mi porta nella stessa stanza in cui ero la sera, a ruttare a fatica davanti alle dirette Facebook di Matteo Salvini mentre ingurgitavo gli alimenti di cui sopra. Lo Spirito sta per aprire bocca, ma poi cambia idea, mi guarda scuotendo la testa con le sopracciglia aggottate e scompare nella stessa nuvola. Boh, forse è allergico ai peperoni. Nello stesso istante ricompare la stessa figura, solo con un paio di rughe in più e una spilla in oro massiccio che recita “Imperatore dell’Universo Conosciuto”.
-Sono lo Spirito della Pasquetta futura- tuona con una tonalità ben più profonda dei suoi predecessori- e sto per farti vedere cosa ti attende negli anni a venire.
Pregando nella mia testa di ritrovarmi nel mogano con i miriapodi a farmi effusioni, mi ritrovo in un campo di girasoli. L’aria è calda. Nessuna nuvola all’orizzonte. Riconosco a malapena il me del futuro, ormai senza capelli e con una sindrome metabolica inarginabile. Lei è bellissima, i capelli corvini sciolti sulle spalle, un ciuffo a coprire metà viso slanciato e impegnato in un sorriso enigmatico, con le gote imperlate di lentiggini che la rendono il ritratto dell’innocenza ben oltre qualsiasi fantasia da pittore si possa immaginare.
-Sono io? E lei è la donna della mia vita? Ma che anno è?- chiedo senza fiato.
-AHAHAHAHAHAHAHAH no macché, lei è in realtà virtuale e tu sei a 500 metri da casa solo perché hai un’autocertificazione falsa, ma secondo te potevi mai realizzare qualcosa del genere?- risponde a stento lo spirito, rannicchiandosi per le risate senza fiato.
E poi niente, mi sono svegliato e ho capito che la mia vita era, è e sarà sempre una merda. Però se proprio vogliamo trovarci una morale universale, beh è che anche la vostra era, è e lo sarà. O meglio, ha avuto alti e bassi. Siamo caduti, ci siamo rialzati. Andremo avanti. Passeremo Pasquette a casa e all’aperto, magari per scelta, magari per una pandemia (come non se ne ricordano dai tempi della Poliomelite e che potremo ingigantire a piacimento nei racconti alle generazioni future), magari per imprevisti come una guerra termonucleare. La morale in ogni caso è che siamo umani. E per quante differenze ci siano tra noi, nel profondo siamo uguali. Quindi non fate il mio stesso errore mischiando pizza coi peperoni e 5 birre per cena.